domenica 27 gennaio 2013

Combattendo...

Ogni giorno mi trovo a combattere contro frasi discriminatorie e razziste e cerco sempre di far capire -argomentando le mie risposte e non in modo arrogante, senza insultare- e troppo spesso purtroppo ricevo in cambio insulti gratuiti, mentre penso che se l'altro- che vuole dare dimostrazione di NORMALITà (concetto- per me assolutamente astratto)- mi desse motivazioni valide per cui quello che dice dev'essere universalizzato e che, dunque, tutti dovessero seguire quell'esempio di normalità, mi ritroverei ad odiare anche me stessa per tutte le volte che ho difeso qualcuno senza pensare a tali motivazioni (che in 6 anni- da quando ho iniziato a combattere- non mi sono ancora state fornite)  o, peggio, perchè, in alcuni contesti, faccio parte di ciò che viene ingiustamente leso e quindi mi ritroverei ad odiare anche me (ancora di più, s'intende!)
Dopo l'ennesima sconfitta -perchè non sempre le persone sono disposte a capire-  ero sul punto di arrendermi. Si, vi avrei fatto vincere. Avrei, finalmente per voi, smesso di mettere in dubbio le vostre ingiustissime idee discriminanti verso il mondo. Ma poi ho pensato che se mi fossi arresa, se avessi smesso di provare a farvi capire che il bene degli altri non lo decidete voi in base ai vostri punti di vista, avrei dovuto fare tutto questo: Trovare un ragazzo 18enne, massimo 20enne, uno di quelli belli da morire, con occhi e capelli azzurri- un vero principe azzurro, di quelli della Disney- con pochi progetti per il futuro, così da poter restare in questa città, poi dovrei finire il liceo, ma non farebbe niente se con 70 o 100, perchè nel periodo della scuola avevo avuto tutte quelle strane crisi di identità dovevo cercavo di farmi accettare per qualcosa di triste ed ingiusto che non sono; avrei dovuto poi prendere l'università: medica, legge forse, ma sicuramente medicina. Avrei studiato come una folle per essere ammessa e forse ci sarei anche riuscita. Poi, non potrebbe certo mancare, dovrei ritrovare la fede perduta, il pendere dalle labbra di Dio e del papa, anzi forse avrei chiesto anche di farmi tornare vergine, anche se quello rientra nelle crisi d'identità, poi forse sarei diventata medico, avrei curato delle persone e ogni volta avrei ringraziato Dio, per aver fatto il lavoro al posto mio, per aver curato delle persone. Poi, immancabile davvero(!), mi sarei sposata e poi avrei avuto dei figli. Ecco, una famiglia. La famiglia perfetta. La famiglia che può rendervi felici, appunto. Poi, esattamente come la maggior parte degli italiani, avrei dovuto sviluppare lo spirito patriottico e ricordare persone morte ingiustamente-perchè così hanno detto alla tv- solo se italiani -la razza perfetta, no?- e fare finta di niente tutte le altre volte, fare finta di niente ogni volta che una persona- come me- viene picchiata brutalmente davanti i miei occhi, perchè quello è giusto - perchè è sbagliato essere diversi e lo picchiano è giusto così- il giorno dopo, qualora fosse morto, dovrei ricordarlo perchè si, perchè io sono patriottica e qualche straniero lo ha picchiato perchè "quelli vengono in Italia a portare rogne"! E così TUTTI SAREBBERO FELICI DELLA MIA VITA, TRANNE ME. -almeno qualora io sopravvivessi a voi, perchè se voi tanto felici della mia vita, morireste prima di me, non resterebbe nessuno a contemplare la mia "vita perfetta".- Volete credere ancora in "DURA LEX,SED LEX"? Beh, se questo va contro di me. Se questo mi costringe a non poter essere me, se questo lede i miei diritti e la mia vita non aspettatevi che io lo accetti.
Eppure mi sento meno combattiva, o forse semplicemente delusa non saprei. Forse semplicemente stanca dei vostri insulti e della delusione che scaricate su di me e su quelli diversi da voi.
NON POTRETE NEGARCI PER SEMPRE.


"Una farfalla nera in sogno che non sa più volare e chiede aiuto a tutti in sogno ma nessuno glielo vuole dare, poi chiede di parlare in sogno almeno due parole, ma è nera e non sa più volare, nessuno più la vuole in sogno. Una farfalla nera in sogno che non sa più volare "Aiuto,cari amici!" dice, ma nessuno la vuole ascoltare "Un ultimo momento assieme portatemi con voi Portatemi là in alto ancora e sola me ne andrò, me ne andrò"La farfalla nera vola in sogno, La farfalla nera vola ancora, La farfalla nera vola in sogno,La farfalla nera vola ancora.
Una farfalla nera in sogno che non sa più volare e chiede aiuto a tutti in sogno ma nessuno glielo vuole dare, poi chiede di parlare in sogno almeno due parole ma è nera e non sa più volare nessuno più la vuole in sogno. La farfalla nera vola in sogno, la farfalla nera vola ancora, la farfalla nera vola in sogno, la farfalla nera vola ancora.. Vola ancora..
"Un ultimo momento assieme portatemi con voi, portatemi là in alto ancora e sola me ne andrò, me ne andrò". La farfalla nera vola in sogno, la farfalla nera vola ancora, la farfalla nera vola in sogno, la farfalla nera vola ancora..."



" Piove se pensi e se non esisti, piove se c'e' il sole dentro di te, piove se piove e piove sempre, piove se piove dentro te... Piove se tutto ti torna in mente, piove se parli e se non pensi, piove se piove se sei fuori o dentro, pioggia non guarda in faccia...Piove se piove...

Piove comunque se vinci o perdi, piove se piangi, se gridi lamenti, piove se sei bella, piove se piove, piove sui vivi e i morti..Piove se piove..."

giovedì 10 gennaio 2013

-Music and Reality-

Some says that there is "no escape from reality" (Like in the "Bohemian Rhapsody- Queen). Well, even if it could sound really strange: I don't believe in the real existence of reality! Now who knows if we actually exist? Some say it's something, a sort of power, that belongs to maths (if I understood what they meant to say...).... But it could be true, it could be THE TRUTH, it could be right, but it's not my point of view. I know, it may seem stupid, but actually I just want to "understand" something that belongs to me, to the real me. Because I don't feel myself in what people call reality, I just find myself in Music. I'm a sort of powerless idiot that tries to play her Music in an unreal reality. Or it's better if I say that I'm a powerless idiot that tries to be her in a strange place that nobosy else sees, when until last week I neither believed in my existence in other worlds nor in this one, but just had a sort of sensation about what Existing feels like.
So, what people use to know as "reality" is for me just μιμεσισ ("mimesis"- imitation) of my imaginary world that is completely made of Music. I love thinking that Music rules, because Music is like a leader for what we call "express ourself". Well, Music is made of notes and grace-notes, is made of rests, is various, is- in a really trivial way special- exactly as people. People could be the notes, our passions the grace-notes, rests could be our sleep, because in our sleeps we have dreams and nightmare, as well in Music when there is a rest we can imagine how it will restart after it. Music has harmony and dissonances and it could be similar to our relationships! I actually wrote about the main meaning that every single detail about Music could be in the elusive"reality". 
I love living in Imagination, because I'm free to be everything I wish. 
Existensialism has always been one of the themes that philosophy makes a speech on, without ever found an "universal" solution. Is it really so important to find a solution to this dilemma? The word "Reality" comes from the Latin "Res", it is a thing. Just a thing. It is really limited as the entire "existance" in that fictional "reality". 
Some other people like to associate it with "Truth", I believe that Truth exists only if related to a single thing (with "thing" in this case I don't mean Reality!!!), so I can't "understand" what Real is, when thinking of Truth..
I don't think that it is important to "understand" what existance is, at least until I don't actually have to face it in its imperfection.(Will it ever happen?)
At heart it is just an attempt to imitate the "Real World" - for me, obviously- Is because everybody can listen to Music only when it's played that it's still an imitation. It's because we don't see, we can't hear the Music that everybody of us have that there's no harmony between people..
I have a body -in this unreal world- but if it is real why is it so fake? Why I have to hide who I am? 

http://www.youtube.com/watch?v=LIiUzMdbeTQ

http://www.youtube.com/watch?v=tbZcFy9Kd_U



Alcuni dicono che "non c'è modo di fuggire dalla realtà" (come nella Bohemian Rhapsody dei Queen!). 
So che suonerà strano ma io non credo nella reale esistenza della realtà! In fondo chi dice che esistiamo davvero? Alcuni dicono che è qualcosa, una specie di potere, che appartiene alla matematica (sempre che io abbia capito cosa intendessero...), Ma per quanto esso possa essere vero, per quanto forse sia la verità, per quanto possa essere giusto, non è qualcosa connesso al mio punto di vista. So che può sembrare stupido, ma voglio solo "capire" cosa appartiene a me, alla me reale, perchè io non mi sento reale nel luogo che è solito essere chiamato "realtà", ma io riesco a trovarmi solo nella Musica. Sono una specie di idiota-senza-poteri che cerca di suonare una propria Musica in una realtà fittizia, o per meglio dire, sono una specie di idiota-senza-poteri che crede di essere se stessa in uno strano posto che nessun'altro può vedere- quando fino alla settimana scorsa non credevo di esistere nè in questo mondo nè in altri, ma avevo solo una strana sensazione su cosa "esistere" significasse -su come ci si sentisse ad esistere-
Quindi quello che gli altri chiamano "realtà" per me è solo una specie di μιμεσισ (mimesis-imitazione) del mio mondo immaginario che è completamente composto di Musica. Mi piace pensare che la Musica comandi, perchè credo che la Musica sia una specie di keader per quello che noi definiamo come "esprimere noi stessi". In effetti, la Musica è composta da note, da abbellimenti,da pause, è varia, è -in modo quasi banale- molto speciale. Le persone potrebbero essere le note stesse, le nostre passioni gli abbellimenti, le pause potrebbero essere il nostro sonno, poichè durante il sonno noi abbiamo incubi e sogni, proprio come quando c'è una pausa nella Musica e possiamo immaginare come riprenderà. La Musica ha armonie e dissonanze e questo può essere esattamente ciò che noi chiamiamo "relazione"! E ora ho solo indicato alcune delle cose simili tra il Mondo Musicale e questo.. Amo vivere nella mia immaginazione, perchè lì posso essere ciò che voglio.
L'esistenzialismo è sempre stato uno dei temi che la filosofia ha affrontato, senza mai trovare una soluzione "universale". Ma è davvero così importante trovare una soluzione?
La parola "Realtà" viene dal Latino "Res": è un oggetto. Solo un oggetto. Questo è assolutamente limitato, esattamente come l'intera "esistenza" in questo mondo fasullo.
Altri associano la "Realtà" alla "Verità", ma io credo che la Verità esista solo relativamente a delle singole cose (Intese non come Res legate alla "realtà"), quindi non posso arrivare ad un'idea di Realtà attraverso la Verità. 
Non credo che sia importante "capire" cosa l'esistenza sia, almeno finchè non dovrò affrontarla seriamente nella sua imperfezione (Accadrà mai?)
In fondo questa è solo una "prova" (-che in italiano ha sia il significato di tentativo sia di dimostrazione, ma in questo caso intendo "tentativo"-) fatta per imitare il "Mondo Reale" -ovviamente intendo secondo me. - Siccome non vediamo, non sentiamo la Musica che ognuno di noi possiede non può esserci armonia, nè "perfezione" tra le persone
(Armonia: in italiano ha due significati, sia inteso a livello musicale, sia a livello di "relazioni sociali")
Io ho un corpo -in questo mondo irreale- ma se fosse reale perchè è così falso? Perchè devo nascondere quello che sono?

lunedì 7 gennaio 2013

-I Love You- [Me and The Other (Part three)]

In the last period, since I've tryed to open myself to the other people going through shallow relations and trying to reach a real relation with other people, I found myself surrounded by a lot of people that always tell me about their stories and sometimes I try to tell some of my stories too. In these moment I feel really strange, because I don't really "understand" these situations.. Well, actually I don't exactly know if the things I say about me, stammering, are said because I really want to say it or just because I'm trying to imitate what people call  "true relation based on trust", (http://www.youtube.com/watch?v=RYT7Xp2MvVs "Realtionship are based on trust but I guess this one was based on lies!") when I say something about myself I really feel awkward, it's like I'm giving away the part of me I'm talking about, it's like the part of me that I've reached through really hard toughts becomes a weak point, so I have to start thinking again about what I say and I have to change something so that what I said is no more true, is no more a weak point because is hidden again. Feelings, some strange sensation that comes along when talking about relations, everybody feels. Well, actually I don't exactly know what it means to feel something for somebody. Or maybe I just don't want to recognize I can feel. It's like I'm really scared. I'm afraid that people are all just my enemies or maybe I have to say that I'm afraid that a sort of revolution happens and so people would start to care and notice me or maybe it's just because I'm afraid of being "abandoned", well, actually I feel like a dog, I think that life is easier if we would all be like animals... Anyway, I'm really confused about this topic, maybe feeling is just a synonym of confusion, in that case I could be the most passionate person in the whole world. "I love you" (as friend, as lover) I'm not able to say these three words sincerely, it's just even too much answer back a "me too", like my vocal cords are too jealous to let words let go. The point is that I'm afraid that I will regret talking about my feelings, maybe I'm just kind of paranoid, but I just can't help it. It seems to me one of the most innatural thing in the world that affects only me or people like me,somehow. May I'm just not good in and for communication. Life, under this point of view, seems, paradoxically, lifeless. I think that I'm really in love with my dream, because the onliest "thing" that can give me strength and in the same time can destroy me is my dream. What can save me is my dream, what keeps saving me is my dream_ *to be continued*

http://www.youtube.com/watch?v=qFZ9e4wx1H8

http://www.youtube.com/watch?v=-otl3PoH6Mo

Nell'ultimo periodo, da quando ho cercato di aprirmi di più alle persone cercando di superare le relazioni superficiali e cercando di raggiungere un rapporto reale con gli altri, mi sono ritrovata circondata da persone che amano raccontarmi le loro storie e a volte anche io cerco di dire le mie, di storie. Ma in quei momenti mi sento davvero molto strana, non capisco davvero queste situazioni.. Beh, per ora non capisco esattamente se ciò che racconto di me, balbettandole, le dico perchè le voglio dire o solo perchè sto cercando di imitare quello che le persone chiamano "relazione con base sulla fiducia" (http://www.youtube.com/watch?v=RYT7Xp2MvVs "Le relazioni sono basate sulla fiducia, ma questa era basata su bugie"), quando devo parlare di me stessa mi sento in profondo imbarazzo, come se stessi regalando e gettando via la parte di me di cui sto parlando, come se stessi dando via qualcosa che ho raggiunto con estrema difficoltà e così è come se diventasse un mio punto debole e mi ritrovo di nuovo a pensarci su, pur di cambiarlo in qualcosa o purchè sia aggiunto qualcosa che lo faccia essere di nuovo "misterioso" e quindi non può più essere un punto debole.  Sentimenti, strane sensazioni che appaiono quando si parla di relazioni, tutti ne hanno. In italiano la parola non preannuncia niente di buono, infatti la parola inizia con un "SE", per poi continuare con un "sento", parola di 5 lettere, di quelle che ci dividono a metà.. "Sento", io posso sentire, l'italiano  è una lingua che gli italiani vantano molto per la sua semplicità nel definire le parole.. A me sembra solo che l'italiano abbia mille parole, ma che nessuna sia effettivamente definita, come anche per ogni altra lingua.. Io sento: la perfetta armonia che si sente, appunto, quando si prova qualcosa. Ma perchè questa dovrebbe non essere ricambiata? I motivi sono diversi, io posso creare diverse melodie per rappresentare me, come ne posso creare per rappresentare gli altri. Comunque spesso semplicemente non voglio riconoscere quello che sento, qualora il sentimento sia interpretato nel modo giusto. è solo che questa cosa mi spaventa molto. Ho paura che le persone siano semplicemente nemici, o forse dovrei dire che ho paura di una qualche rivoluzione che porterebbe le persone a prendersi improvvisamente cura del mio lato "fragile" e che mi notino per quello, o forse ho solo paura di essere "abbandonata", (così mi sento come un cane, -Hachi- forse la vita sarebbe più facile se fossimo come animali..) Comunque, sono molto confusa riguardo questo argomento, ma forse "sentimento" è sinonimo di "confusione", ma se così fosse sarei la persona più ""appassionata"" del mondo. "Ti voglio bene", "Ti amo": io non sono capace di dire queste parole sinceramente, è già anche troppo che io riesca a rispondere a questo "anche io", come se le corde vocali fossero troppo gelose delle parole per lasciarle uscire ed andare via. Il punto è che forse ho paura che mi pentirò di aver parlato dei miei sentimenti, forse sono solo un po' paranoica, ma non riesco a farne a meno. Mi sembra semplicemente una cosa troppo innaturale ed è qualcosa che colpisce solo me, o persone che in qualche modo sono simili a me... Forse semplicemente non sono portata per comunicare. La vita, sotto questo punto di vista, mi sembra passiva. 
Credo di essere follemente innamorata del mio sogno, è l'unica "cosa" che può darmi forza e allo stesso tempo distruggermi. Tutto ciò che può salvarmi è il mio sogno, ciò che continua a salvarmi è il mio sogno_

domenica 6 gennaio 2013

Me and "The Other"- [part Two]

05-12-2012

"Che rumore fa la felicità?" recita la canzone dei Negrita ripercorrendo le gioie e le sensazioni di felicità che può trasmettere un buon rapporto con l'altro. A me, al contrario, sembra che le parole felicità, io e l'altro non possano coesistere.. Sia perchè non mi sembra una cosa bella far dipendere la mia felicità da qualcun'altro, soprattutto se in modo cosciente, perchè senza rendercene conto l'altro ci può rendere felici anche solo per un momento in determinate occasioni e sia perchè se penso alle mie relazioni con l'altro penso che sia qualcosa che mi porta a fare delle scelte.. Il problema però è che sono scelte che portano, come nelle tragedie di Sofocle, sempre a qualcosa di negativo, cioè che posso fare una scelta, ma è come se in realtà non avessi scelta, perchè in ogni caso sarei costretta a "legarmi" a qualcosa o a qualcuno in modo esagerato. Se dovessi invece trovare un "giusto mezzo", penserei di averlo già trovato dando ascolto all'altro in modo superficiale o facendomi trattare da oggetto, ma di certo in quel caso non si può parlare di "giusto mezzo", visto che di giusto non ha proprio nulla. Il punto è che mi sembra di avere troppi pensieri distaccati tra loro che parlano dello stesso argomento, ma è come se mancasse un punto comune, qualcosa che unisca tutti questi pensieri, qualcosa di importante, un punto chiave che mi farebbe capire sia come è "giusto" comportarsi (c'è davvero un unico giusto modo di comportarsi??) o che risolverebbe finalmente la mia "questione sociale" (?), solo che questo non-so-che che manca e che è in realtà importante mi sembra di poterlo collegare anche a ciò che non ricordo riguardo le mie relazioni sociali, anche se forse è solo un'impressione.. il punto è che davvero non riesco a capire.. e questo lascia in me un leggero senso di vuoto, ma non profondo come prima, perchè era comunque legato perlopiù a me stessa che non agli altri, però mi sembra quasi che metta tristezza e mi fa sentire spesso "fuori luogo" 
Anche se, metaforicamente (?), lo collego al concetto di letezza e velocità nella vita.. Penso che in realtà se le persone si "innervosiscono" quando sono di fretta e nel traffico.. è perchè devono, in quel frangente, "subire" la "velocità" o "lentezza" dell'altro.. 

Semplicemente mi sembra che a volte le persone lo facciano apposta a creare "una barriera" contro di me.. Come se tutti avessero chissà quale potere telepatico con cui distruggermi. E quindi tutti diventano un potenziale nemico, ma forse solo perchè io sono un potenziale nemico per gli altri. Forse è proprio vero che l'eccessiva indifferenza non porta a nulla di buono e questa sarebbe l'ennesima conferma del fatto che "il giusto mezzo" non è in realtà avere rapporti superficiali con gli altri. Nel mio mondo ideale la pace regna perchè tutti sono tranquilli e sereni e vanno d'accordo, ma si possono davvero annullare tutti i pensieri e le sensazioni che ci spingono ad entrare in conflitto con il mondo dell'altro (soprattutto perchè mi sembra che tutti per fare "bella figura" su qualcuno debbano per forza prendere per il culo un terzo)? O è davvero utopico? O forse tutti dovrebbero semplicemente capirli quei sentimenti, siano i loro stessi o quelli dell'altro. Ma così tutti dovrebbero giustificarsi e scusarsi per ogni singola cosa per cercare di non offendere l'altro, ma se quelle scuse fossero poi davvero sentite non si avrebbe un mondo pieno di sensi di colpa? E forse questo non c'entra assolutamente niente con tutto il resto, o forse c'entra..Forse in questo discorso ci stanno rientrando troppe cose che non hanno forse niente a che vedere con le relazioni con l'altro. Continua a mancarmi qualcosa di importante in questo discorso e io sono la prima a non capire,nè questo discorso,nè l'altro almeno quando per l'altro il suo rapporto con me è più "profondo". è che so che tutti hanno un potenziale positivo, lo so perchè spesso ho supportato ciò che di positivo c'era negli altri.. E ho conosciuto i loro lati negativi, quando parlano con me dei loro problemi, ma anche quando sono mezzo del loro esibizionismo e quando sono un "mezzo" per permettergli di sfogarsi. Forse è proprio questo il problema: sono parte del lato negativo dell'altro, solo di quello. Perchè poi quando loro vivono nel loro mondo positivo, io non ne sono più parte. E perchè non ne sono più parte? Forse sono io a non essere pronta a cogliere la loro positività perchè c'è sempre il "muro" che mi impedisce di pensare davvero ad un rapporto con l'altro.
Ma forse qualcosa è già diverso, già dalla classe lo vedo, parlo più facilmente con tutti, a volte persino mi cercano. è che forse sto iniziando ad esistere nelle loro menti e per loro, ma non mi sembra che io possa dimostrare chi sono, semplicemente perchè io non so se quelle persone sono vere. Eppure anche io sono falsa, in più di un modo e se la cosa dovesse partire da me e io non fossi capace di farlo, semplicemente è una cosa senza senso. è che forse non sono pronta ad essere considerata come esistente. Ecco, il problema di fondo è questo, almeno credo. Io non voglio esistere, non sono forse neanche pronta ad esistere (e in qualche modo questo ha senso), è che ho "paura" (non è paura, mi sfugge il termine.) di non poter più essere uno degli osservatori del mondo. è forse l'esistenza che manca a tutti questi pensieri?

martedì 1 gennaio 2013

Just In Time-

Time: this word,even if in an unconcious way, really affects us. I think that this is one of that words that has the ability to "split" our thoughts in two. In my opinion the idea of time is purely abstract, we decided its value, we decided how it could be, how it could sound and we made of it something essential. We need time to mark time itself through days, hours, years,... in order to remember and "organize" our memories, in order to learn that a future and the same present exist. We need time to mark our lives, like the fact that we have to be in a certain place at a certain hour or we couldn't find each other. I feel like the same "Time", because it needs the others to exist even if it existance is really "disconnected", Time can't "self-determinate", maybe it doesn't have neither a councoius of itself, just like me: like I'm made of pieces, in where there are some memories, but only if mixed all together could give birth to something that may be considered good and in a certain way "new"
 
 
Tempo: questa parola anche se in modo un po' "inconscio" incide tantissimo in noi. E, (secondo la mia idea sulle parole, avendo questa parola 5 lettere,) è una di quelle cose che ha la capacità di "dividere" a metà i nostri pensieri. Il tempo secondo me è qualcosa di puramente astratto, siamo stati noi a dare un valore al tempo, lo abbiamo scandito, abbiamo fatto in modo che diventasse indispensabile. Abbiamo bisogno del tempo per scandire i giorni, le ore, gli anni... per organizzare i ricordi, per imparare che esistono un futuro ed un presente. Ne abbiamo bisogno per scandire la vita perchè bisogna stare in un determinato posto ad una certa ora, altrimenti trovarsi in modo voluto risulterebbe quasi impossibile. Eppure io mi sento un po' come il tempo, ha bisogno di altri per veder definita un'esistenza anche se fin troppo "frammentaria", il tempo non può auto-determinarsi, il tempo forse non ha neanche coscienza di sè, io non ho coscienza di me: ci sono pezzi di me, composti anche da ricordi, che solo se "contati" tutti insieme possono dare vita a qualcosa di nuovo, un po' come i secondi, se contiamo 60 secondi, poi possiamo dire "un minuto" e continuare comunque a contare, anche se sono in realtà qualcosa di separato gli uni dall'altro, senza alcun tipo di continuità, come se ogni giorno fossi qualcuno di diverso e tutto ciò che riesco a fare è dare nomi diversi a cose uguali, è una cosa del tutto contorta, perchè in realtà c'è sempre qualcosa che è legato a ciò che c'era prima, ma si presenta in modo diverso, a volte in modo più complicato,altre volte semplicemente i pensieri si uniscono tutti insieme dando vita ad una serie di parole in ordine sparso senza alcun senso logico e disperdendo anche i significati, cosicchè anche le parole smettano di essere ciò che sono state, perdono senso e ne acquisiscono uno del tutto nuovo ma che è spesso incomprensibile anche per me.
Un po' come i millenni e le ere: sono qualcosa di immenso rispetto ad un secondo, eppure comprendono una serie di eventi, come se questi rappresentassero gli stessi secondi, minuti,anni, ecc ecc_ Eppure il tempo non concepisce di essere così complesso, così frammentario, così importante
Io non ho un'idea di tempo, nonostante mi ci stia identificando abbastanza in questo momento, semplicemente non voglio essere "schiava" del tempo, quasi non capisco la necessità di avere questa specie di "limite", questo però ha i suoi aspetti positivi quanto ne ha di negativi, credere che tutti siano contemporanei non è qualcosa che aiuta molto - ma sono dettagli! (_tutte scuse!) - 
In fondo anche l'idea di tempo è puramente soggettiva, per alcuni scorre veloce, per altri è qualcosa di lento, per alcuni è importante, per altri non c'è: questo sembra rappresentare esattamente quello che volevo intendere "identificandomi" con il tempo.. Perchè alla fine il tempo scorre sempre uguale, senza dar peso a chi lo vive in modo diverso.. Ecco, tornando all'idea di "relazioni" come "scambio di opinioni" e "interpretazione" semplicemente questo può significare che nonostante gli altri vivano il Tempo in modo diverso, è pura interpretazione, allo stesso modo per alcuni esisto, per altri no. A quanto pare anche la mia esistenza è soltanto relativa. E io non la sento, non la concepisco, neanche la noto..

http://www.youtube.com/watch?v=yUTAXu5cyFg